LA TROMBA

Le Origini

La tromba è probabilmente uno degli strumenti a fiato le cui origini possono essere fatte risalire in tempi molto lontani. Molte culture attribuiscono l’origine di questi strumenti – ad ancia labiale – agli dei.
Gli Egiziani facevano risalire l’invenzione della tromba ad Osiris e la usavano nei loro sacrifici sacri. Nel museo del Cairo sono conservate due trombe una in argento e una in rame, ambedue con rifiniture in oro che, suonate producono ancora suoni brillantissimi.
Gli Ebrei importarono questo strumento, di cui parla la Bibbia, dall’Egitto e la usavano per radunare il popolo. Mentre i Romani , popolo di conquistatori, usavano la tromba anche in combattimento.

Il Medioevo

Nel Medioevo, in Italia, la tromba era usata soprattutto nelle cerimonie: quando il Papa veniva eletto, le dodici trombe di San Pietro, quelle della città e dei diversi corpi militari, eseguivano fanfare durante l’incoronazione; anche all’apertura dell’Anno Santo venivano eseguite musiche con le trombe.

A Venezia gli ottoni erano utilizzati per accompagnare e dialogare con i cori vocali.

 

Lo sviluppo tecnico-artistico

Con lo sviluppo della musica strumentale, fine del 1500, la tromba comincia ad essere utilizzata nelle nuove formazioni orchestrali.
In Italia, Claudio Monteverdi è tra i primi ad inserire questo strumento nelle proprie opere.
Nel 1607, infatti, scrive una toccata per cinque trombe che inserisce nell’Orfeo.
In Francia, invece, il primo impiego della tromba in orchestra risale al 1674 in un opera di J. B. Lully dal titolo Alceste. A questo punto bisogna precisare che il tipi di trombe menzionate finora erano sprovviste di chiavi e pistoni, e i suoni venivano emessi ed articolati solo sfruttando la colonna d’aria e l’articolazione della lingua, nonché un uso sapiente delle labbra. In questo modo era comunque possibile eseguire con una certa agilità la scala naturale.
La svolta ci fu tra la fine del XVIII e XVIX sec. Quando furono fatti diversi tentativi per dare alla tromba la possibilità di eseguire la scala cromatica.
Prima con la tromba a coulisse usata in Francia (ma già sperimentata nel medioevo) e poi nel 1801 con il tentativo di Weidinger che costruisce una tromba a chiavi, ispirandosi al corno a chiavi già in uso dal 1770 (F. J. Haydn dedicò a questo tipo di tromba il famoso Concerto in Mib magg.).
In seguito con altri tentativi tra l’altro accompagnati sempre da profonde reticenze da parte dei trombisti dell’epoca, che non amavano molto le novità. Il più importante che porterà poi alla tromba moderna, è quello di Friedrich Bluhmel intorno al 1813 con l’introduzione dei pistoni.
Inizialmente questo strumento non ebbe molto successo perché secondo alcuni, i pistoni falsavano la timbrica peculiare della tradizionale tromba naturale.
In seguito si adattarono i pistoni al cornet (specie di tromba rustica che i tedeschi chiamavano Post Horn cioè “corno da posta”) che per opera di Antonie Alary diventa cornet à pistons. Tra i più celebri esecutori di cornet à pistons citiamo: Jean-Baptiste ARBAN celebre virtuoso e didatta ideatore del celebre metodo; H. CHAVANNE allievo prediletto di Arban che divenne celebre sia come suonatore di cornet à pistonsche di tromba.

La Tromba Moderna

Gradualmente questo strumento venne abbandonato e si diffuse sempre di più la tromba, tra l’altro con le stesse tonalità del cornet à pistonse cioè FA, MI e MIb.
Il continuo perfezionamento del meccanismo a pistoni, più scorrevole e quindi veloce, e probabilmente l’introduzione di nuove leghe nella costruzione, mano a mano fecero convinti ad usare il “nuovo” strumento anche i più irriducibili sostenitori dell’antica tromba.
Tra l’altro i compositori dell’epoca cominciavano a scrivere partiture talmente complicate, che era impensabile continuare a suonarle con uno strumento poco agile e in difficoltà nei passaggi cromatici.
Si diffusero quindi trombe nelle tonalità di DO (molto usata in Francia), RE e soprattutto la tromba in SIb molto usata nella musica jazz.

La Tromba nel Jazz

Favorita dal basso costo e dalla praticità del trasporto, la tromba in SIb sin dalle origini del Jazz ha assunto un ruolo di notevole rilevanza.
Il suo timbro argentino, potente e allo stesso tempo agile, fecero della tromba la voce guida dei collettivi di New Orleans e delle grandi orchestre.
Per la sua naturale duttilità a sostituire la voce umana con il glissando, il vibrato e il tremolio, ben presto si guadagnò il ruolo di regina degli strumenti del jazz.
Bisogna precisare, soprattutto quando si parla di jazz classico, che si trattava di cornetta in SIb, differente dalla tromba per il suono più morbido e meno squillante, ma identica dal punto di vista della tecnica strumentale.
Un ruolo importante e stato poi assunto dal flicorno in SIb, che per il suono ovattato, rotondo e morbido e per una maggiore facilità di emissione, venne e tuttora viene impiegato soprattutto nel jazz moderno, preferibilmente nelle ballads.
Meno conosciuta e anche meno usata è la pocket trumpet (tromba tascabile) che al contrario del flicorno possiede un timbro incisivo ed effervescente.
In modo particolare questo tipo di tromba è stata usata da Don Cherry che l’ha rivalutata a un ruolo di primo piano anche se, fra le trombe, rimane la meno impiegata.
Non bisogna dimenticare, quando si parla di tromba, la sordina, accessorio indispensabile per modificare il timbro e ottenere così una tavolozza sonora più ampia. Ne esistono di varia forma e materiali tra le più usate nel jazz: harmonwa-wahcupvelvetstraightderby (cappello o bombetta).
In generale, bisogna sottolineare che la tromba, riguardo all’aspetto tecnico, è uno strumento particolarmente difficile da suonare, e soprattutto nel jazz gli interpreti che usavano tale strumento spesso erano autodidatti. Questo ci fa sicuramente meglio apprezzare le qualità anche tecniche di questi grandi personaggi, che con la loro arte hanno dato vita a questo grande fenomeno musicale che è il jazz

 

 

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BIBLIOGRAFIA: Carlo Arfinengo -La tromba e il trombone- edizioni Bèrben
La nuova Enciclopedia della musica Garzanti – Appunti personali